Le malattie cardiovascolari rappresentano attualmente la prima causa di mortalità̀ nei paesi industrializzati e si prevede che lo diventino anche nei paesi in via di sviluppo entro il 2020. Il nostro Paese non fa eccezione a questa diffusione “epidemica” delle malattie cardiovascolari che ancora costituiscono oggi uno dei più importanti problemi di salute pubblica per il loro rilevante impatto in termini di morbilità, mortalità e disabilità: chi sopravvive a una forma acuta diventa spesso un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità̀ della vita e sui costi economici e sociali che la società̀ deve affrontare. Invero, il peso delle malattie cardiovascolari dal 1971 al 2000 è mediamente diminuito in tutte le età̀ e in misura maggiore per le donne (restano comunque la principale causa di decesso per entrambi i sessi dopo i 65 anni) ed il più importante contributo al sostanziale dimezzamento della mortalità totale che si è osservato nel corso degli ultimi 40 anni (riduzione del 53% tra il 1970 e il 2008) è derivato proprio dalla riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari che nello stesso periodo si è ridotta del 63%. Questo andamento in discesa della mortalità per cardiopatia coronarica in Italia è da ricondurre ai cambiamenti nei trattamenti e nei fattori di rischio nella popolazione. Circa il 40% di questa diminuzione è dovuto ai trattamenti specifici, principalmente trattamenti per lo scompenso cardiaco e terapie in prevenzione secondaria dopo un infarto del miocardio o una rivascolarizzazione. Circa il 55% è invece dovuto ai cambiamenti nei maggiori fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione italiana, principalmente la riduzione della pressione arteriosa e della colesterolemia totale.
Questi dati dimostrano in modo evidente l’importanza di una ottimizzazione delle strategie di prevenzione soprattutto nei pazienti ad elevato rischio cardiovascolare. La terapia con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) ed acido acetil-salicilico rappresenta il caposaldo delle diverse strategie di prevenzione in questa tipologia di pazienti. La massimizzazione della resa terapeutica, fondamentale in questi pazienti, deve necessariamente poggiare su una precisa caratterizzazione del profilo di rischio del paziente ed una scelta ragionata dei trattamenti che le evidenze scientifiche possono identificare come più appropriati per il singolo paziente.
La FAD si propone di fornire al medico gli strumenti per un approccio ragionato alla definizione della strategia terapeutica più opportuna nel paziente ad elevato rischio cardiovascolare con specifico riferimento all’uso di ACE-inibitori e acido acetil-salicilico.